Missione della Chiesa è curare il corpo e le anime - Video
All'Angelus Papa Francesco spiega che la Chiesa ha sempre considerato l'assistenza agli infermi parte integrante dell'annuncio
Redazione Online
08/02/2015

L’attività principale nella vita pubblica di quell’uomo che diceva di essere il figlio di Dio era quella di predicare e guarire. “Con la predicazione Egli annuncia il Regno di Dio e con le guarigioni dimostra che esso è vicino, che il Regno di Dio è in mezzo a noi”.

Lo ha detto stamane papa Francesco, dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, prima di recitare l’Angelus.

https://www.youtube.com/watch?v=dYoxB-DDiZI

Il Pontefice ha ricordato le parole del Vangelo odierno (Mc 1,29-39) in cui Gesù dopo aver predicato di sabato nella sinagoga, guarisce tanti malati.

Nella casa di Simon Pietro, Gesù prende la mano, guarisce fa alzare la suocera che stava a letto con la febbre.

E così fa anche con la gente che gli porta i malati, risana la moltitudine di persone afflitte da malattie di ogni genere: fisiche, psichiche, spirituali.

Il Vescovo di Roma ha ricordato che Gesù è venuto sulla terra “per annunciare e realizzare la salvezza di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, con una particolare  predilezione per coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito: i poveri, i peccatori, gli indemoniati, i malati, gli emarginati”.

In questo modo quell’uomo che diceva di essere il figlio di Dio si rivelò medico sia delle anime che dei corpi, per questo – ha esclamato il Papa – “Gesù è il vero Salvatore: Gesù salva, Gesù cura, Gesù guarisce”.

Secondo il Pontefice, la guarigione dei malati da parte di Cristo ci invita a riflettere sul senso e il valore della malattia e richiama la Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà mercoledì 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes.

In questo contesto papa Francesco ha ricordato la veglia che si terrà a Roma la sera del 10 febbraio ed ha chiesto preghiere in particolare per monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della Salute, ricoverato in Polonia a causa di due interventi chirurgici al pancreas.

Compito della Chiesa – ha spiegato il Papa – è quello di continuare l’opera salvifica di Cristo annunciando il Vangelo della salvezza e guarendo gli infermi. “Fedele a questo insegnamento, - ha precisato - la Chiesa ha sempre considerato l’assistenza agli infermi parte integrante della sua missione”.

Perché – ha aggiunto il Pontefice – “il malato è la carne di Cristo”, e “curare un ammalato, accoglierlo, servirlo, è servire Cristo”.

Un'opera che avviene anche nel nostro tempo, anche quando, nonostante le molteplici acquisizioni della scienza, la sofferenza interiore e fisica delle persone suscita forti interrogativi sul senso della malattia e del dolore e sul perché della morte.

Domande alle quali la Chiesa deve rispondere portando la luce della Parola di Dio e la forza della grazia a coloro che soffrono e a quanti li assistono, familiari, medici, infermieri, perché il servizio al malato sia compiuto sempre più con umanità, con dedizione generosa, con amore evangelico, con tenerezza.

Il Pontefice ha invocato Maria per la salute dei malati, affinché “ogni persona nella malattia possa sperimentare, grazie alla sollecitudine di chi le sta accanto, la potenza dell’amore di Dio e il conforto della sua tenerezza materna”.

Dopo l’Angelus papa Francesco ha ricordato santa Giuseppina Bakhita, la suora sudanese che da bambina fece la drammatica esperienza di essere presa e venduta come schiava, di cui oggi ricorre la memoria liturgica.

Dopo aver incoraggiato quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati, il Pontefice ha invitato i tanti che hanno responsabilità di governo affinché “si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga indegna di una società civile”.

“Ognuno di noi – ha concluso papa Francesco - si senta impegnato ad essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità”.